Era il 12 novembre 1996, quando i Pearl Jam suonarono al PalaEur per il No Code Tour. Ora, dopo 22 anni, la band torna a suonare a Roma allo Stadio Olimpico...E lo fa in grande stile, regalando ai presenti un corposo e muscoloso concerto di tre ore e dieci.
Siamo al cospetto di una sorta di rito collettivo, quello dei grandi eventi live, quello che sicuramente non andrà a finire nel dimenticatoio e che rimarrà impresso nel cuore e nella mente di chi lo ha vissuto.
Sin dalle prime battute Eddie Vedder vuole esprimere la gioia di essere di nuovo su uno dei palchi della Capitale e lo dichiara in italiano:
“Buonasera Roma, come va? Come state? Vi dico come mi sento io, per questa città che ha fatto molto nel mondo e quanto Roma ha dato per me… personalmente è stato uno dei concerti più importanti della mia vita. Sono passati 22 anni da quando abbiamo suonato qui..È successo di nuovo, siamo felici di essere tornati a Roma..please enjoy, we’re so happy to be back”.
Vedder è in forma smagliante e dei problemi di laringite di qualche giorno fa resta soltanto una flebile e impercettibile traccia. Si muove da una parte all'altra del palco, parla a più riprese in un improbabile italiano, con fogli alla mano, e vuole condividere fino all'osso quegli istanti col suo pubblico.
Mike McCready è una macina di virtuosistici assoli di chitarra; Stone Gossard modella fiumi di ritmiche impetuose. Il “dio del basso” Jeff Ament, come lo stesso Vedder lo ha definito ricordando che è stato il bassista a scrivere Pilate, è un fiume in piena. Matt Cameron dà voce impetuosa alla sua batteria e canta nella cover dei Kiss, Black Diamond.
C'è consapevolezza musicale, maturità, tecnica, energia e suggestione all'interno di una scenografia visiva spettacolare fatta di luci e colori ammalianti. C'è la storia della band e ci sono le cover, con un omaggio a Roger Waters con Comfortably Numb. Ci sono i momenti più energici e incendiari e quelli più intimi e introspettivi, con Sleeping by Myself e Just Breathesuonate con l'ukulele. C'è un universo di generazioni tra il pubblico, compresi i bambini e le figlie di Vedder a un lato del palco.
C'è la bandiera arcobaleno indossata da Vedder con la scritta “Fuck Trump, Love Life”Again Today di Brandi Carlile. C'è tempo anche per affrontare il tema dell'immigrazione.
Sui Maxi schermi campeggia il disegno di una ciambella di salvataggio con scritto #apriteiporti e #saveisnotacrime. “Siamo via da casa e quando torneremo il nostro paese sarà cambiato. Pace”, dice Eddi Vedder prima di intonare Imagine di John Lennon, con uno Stadio Olimpico completamente illuminato da smartphone e accenditi.
Ci sono i pezzi di una vita e sicuramente cardini dell'esistenza di molti dei presenti nel pubblico. Release, Given To Fly, Elderly Woman Behind The Counter In A Small Town, Why Go, Corduroy, Do The Evolution, Given to Fly, Black, Rearviewmirror, Jeremy, Alive, Better Man scorrono come intense immagini sonore difficili da cancellare.
E alla fine, con la luna piena alta sullo Stadio Olimpico parte l'omelia rock Rockin’ In The Free World, un inno di pura libertà. Il rito è così compiuto.
I Pearl Jam riescono sul palco a trasfigurare un live in emozione che resta, pregna di sudore e gioia, intimità e lacrime, in ricordo indelebile destinato a durare per sempre.
Setlist Pearl Jam Release Elderly Woman Behind The Counter In A Small Town Interstellar Overdrive (Pink Floyd cover) Corduroy Why Go Do The Evolution Pilate Given to Fly Even Flow Wasted Reprise Wishlist Lightning Bolt Again Today (Brandi Carlile cover) MFC Immortality Unthought Known Eruption (Van Halen cover) Can’t Deny Me Mankind Animal Lukin' Porch Sleeping by Myself Just Breathe Imagine (John Lennon cover) Daughter + WMA State of Love and Trust Black Diamond (Kiss cover) Jeremy Better Man + Save It For Later Comfortably Numb (Pink Floyd cover) Black Rearviewmirror Alive Rockin’ in the Free World (Neil Young cover)
Articolo del
29/06/2018 -
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