Un disco sospeso dentro un dualismo che mette sullo stesso piano l’uomo e la tecnica, l’espressione e la matematica… a corredo di tutto c’è la ricerca del suono che nasce dentro la natura ritmica del pensarla visto che alla base di tutto ci sono due batteristi: Sergio Tentella e Davide Savarese. Parliamo del progetto Pitch3s che sforna un primo lavoro davvero molto interessante dal titolo “Δόξα (Dòxa)”: sospensione urbana, indie rock dai toni freddi, nordici, suoni digitali che edulcorano la normale forma canzone. Visti i nomi in gioco avremmo reputato “normale” una maggiore deformazione del tempo e della forma… con un gusto “superiore” “Δόξα (Dòxa)” cerca comunque un dialogo “normale”. Belle sensazioni di equilibrio instabile…
Partiamo dalla geografia di questo disco. Prodotto in diversi studi e appartamenti isolati. Che storia è questa? Si può dire che chi fa questo lavoro e vive in una città molto caotica come Roma sa bene quanto possa essere d’aiuto, per la scrittura, sconfinare in luoghi meno vorticosi e affollati, immersi nel nulla del Tutto della natura. Per alcuni brani abbiamo fatto così. Per altri invece non potevamo far altro che terminare o comunque lavorare sulle prod dell’ep nei luoghi in cui ci trovavamo, dato che viaggiamo spesso per lavoro
E al contrario di questi suoni prettamente nordici, la copertina sembra riportarci nei deserti. Un contrasto forte ascoltando il disco… vero? Apparentemente si. In realtà, sono abbastanza affini se ci si sofferma su alcuni aspetti della musica che ci influenza di più, quella di matrice nordeuropea. Il deserto ci riporta alla mente una condizione di minimalismo musicale che abbiamo ricercato per un po' di tempo durante la stesura dei brani: abbiamo evitato di inserire troppi elementi, e, malgrado ciò, ci sembrano comunque sempre tanti, troppi. Il deserto richiamo questo concetto, ma non solo. Puoi vederla come una critica alla dilagante povertà di contenuti che imperversa in una gigante fetta dell’Arte in generale, non solo nella musica. Si “coltiva” in sempre minor tempo, in un quotidiano caotico e frenetico che assomiglia più ad una rincorsa che ad un viaggio tranquillo, per moltissime persone. Dalla fretta è raro che nascano dei contenuti maturi e maturati e che riescano ad impattare la platea con grande potenza di significato. È anche un invito, a non fermarsi a tutto ciò che è comodo. “Dòxa” si adagia nel deserto, nella copertina, un habitat piuttosto ostile, spesso, all’uomo, pone radici e si adatta, cerca di trarne il bello. Forse per spiegarlo meglio avremmo potuto inserire un bel letto comodo al posto della scritta 😊
Di dualismi poi ce ne sono molti. Partiamo dal nome “Δόξα (Dòxa)”. Ciò che l’umano spirito riesce ad esprimere di più e allo stesso tempo a tacere di più. Cioè? Ognuno di noi ha dei trascorsi, dei pensieri, delle idee e delle volontà che non riesce ad esternare, non riesce a metabolizzare con semplicità. Per molte persone alcune di queste cose rimangono taciute per anni se non per una vita intera. Nei testi di Dòxa ci sono degli argomenti che hanno segnato i nostri ultimi due anni e che non sono stati facili da buttare giù, e allo stesso tempo altri che ci hanno aiutato ad essere persone più aperte, si spera. C’è la morte di un genitore, c’è la grande fortuna di trovare un’ancora in un nuovo amico, una luce nella tempesta, c’è un confine sottile tra il suicidio ed il sogno e c’è il rapporto fra solitudine sociale e complicità naturale (tra uomo e natura). Tutte queste soggettive sono opinioni su argomenti che hanno a che fare con tutti. Al di là del lato strumentale / estetico di Dòxa, nei contenuti dell’ep ci sarà chi si ritrova e chi no. L’idea dell’opinione ci piaceva molto.
E poi torniamo sul suono perché tutto nasce da due batteristi fondamentalmente… chi ha dettato i tempi, chi le melodie… chi tutto le liriche…? Sostanzialmente i tempi sono stati dettati più che da noi dalle nostre vite nel secondo anno di covid. Traslochi, lavori saltati, tutto ciò ha fatto si che trovassimo tutto il tempo di cui avevamo bisogno per portare avanti questo progetto.
Melodie e testi sono tutte di Davide, batterista / cantante del duo. Le prod sono sempre figlie dell’incontro invece, quindi quasi sempre a quattro mani
E se non esistesse il suono digitale, cosa sarebbe nato dal vostro incontro? Un messaggio simile, se non identico, sebbene con un vestito diverso, non così affine al mondo elettronico magari. Ma siamo convinti che avremmo ugualmente trovato una forma in cui comprimere e con cui diffondere tutto ciò che sentivamo di urgente da dire
Articolo del
21/06/2022 -
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