Doppio disco per Cisco che torna in scena con un lavoro davvero prezioso. Forse il disco più importante e di certo il più autobiografico come ci dice anche lui stesso. Un disco che in realtà ne conta due: uno intitola “Canzoni dalla soffitta” con dentro 12 inediti e l’altro intitolato “Live dalla soffitta” che prevede altre 12 canzoni chitarra e voce, in solitaria… canzoni della sua storia ma anche omaggi personali a cantati e colleghi a lui molto cari. Un disco che nasce dalla pandemia, dalle sue distanze, da quei live che Cisco regalava in streaming al suo pubblico dalla sua personalissima soffitta piena di vita, di storia, di dischi e di memoriabilia. E in “Live dalla soffitta” non ha fatto altro che celebrare quel momento così come l’abbiamo vissuto in quei giorni dietro ad un telefono. E poi gli inediti, che questa volta non cercano la trasgressione ma tornano alla radice: e ci regala il folk, l’Irlanda, ci regala la sua vita ma anche quella melodia aperta che tanto sa coccolare la timbrica magica della sua voce. Ma non è tutto qui anzi: ascoltate bene questi inediti perché ci sarà modo anche di scoprire un Cisco che non vi aspettavate. E non è per niente male direi…
Una doppia pubblicazione. Un gesto importante per celebrare una rinascita in tutto e per tutto. Oltre al mero lavoro discografico, che rappresenta questo disco? Esatto, un disco nuovo con 12 brani inediti e un disco live con 12 brani fatti da solo nella mia soffitta. Registrati dal vivo ma senza pubblico che è una sorta di viaggio dentro la mia storia cercando però di evitare quelli che sono gli ever green, quindi non ci troverete “Bella ciao”, “Ebano”, “Giorno di pioggia”, “Ninna Nanna” e tanti altri così. Ci troverete altre canzoni che magari possono sembrare “minori” ma che per me hanno rappresentato un passaggio importante, come uomo e come artista. Rappresentano a pieno questi 30 anni di carriera. A questi brani si uniscono anche cover di artisti e colleghi che stimo e che ho avuto “accanto” nella mia vita. Dunque c’è “Ovunque proteggi” di Vinicio Capossela, un capolavoro di un amico che ho frequentato… oppure l’omaggio al grande Erriquez della Bandabardò che omaggio qui con “Manifesto”, canzone che per l’appunto ho eseguito nei miei live in streaming durante la pandemia e che ho voluto recuperare anche per questo disco. Il disco non è affatto un mero lavoro discografico, ma non lo è ormai più per nessuno, lo sapete bene. Ormai la discografia non esiste più, non rende più nulla. Per me i dischi si fanno perché si ha qualcosa da dire, qualcosa da comunicare. Per me è una fotografia abbastanza emblematica di questi ultimi due anni, di quello che abbiamo vissuto, di quello che ho vissuto sulla mia pelle. Rinchiuso in questa soffitta a far di conto con i miei pensieri, le mie idee, i miei dischi e la mia musica, sfogando la mia parte creativa non più dal vivo ma dentro strade creative, sulla ricerca di una scrittura diversa in senso più folk, più cantautorale, più chitarra e voce come forse era stata per me anni e anni fa. E quindi sono andato alla ricerca di quel suono folk con alcune radici irlandesi che ritornano dentro alcune canzoni
E quella soffitta che tanto ci hai mostrato? Tornerà ad essere una soffitta oppure la pandemia le ha restituito una dimensione che ormai non abbandonerà più? Secondo me rimarrà un segno indelebile sulla mia pelle e sul mio percorso artistico. Me ne rendo conto perché oggi quando vado in giro la gente mi continua a chiedere di questa soffitta, di quei dischi, della mia memorabili. Tutto questo un poco mi spaventa ma un poco mi piace, mi fa anche tanto piacere. Per me è un luogo che significa casa, un luogo in cui rinchiudermi e pensare alle cose da fare. Anche in questo periodo in cui di date non se ne fanno tantissime e il tour deve ancora partire, è un posto dove riflettere quello che potrebbe essere il futuro. È importante avere un luogo così, un luogo dove ritrovare le proprie radici, dove coltivare le proprie idee e rimetterle a posto… poi sarebbe meglio andar fuori e confrontarsi il più possibile su tutto ma per adesso credo ancora sia un momento di far mente locale, di recuperare energie, idee e poi dopo ripartire al massimo. Dunque la soffitta rimarrà come un segno sulla mia pelle che difficilmente toglierò
Posso dirti una mia opinione? “Live dalla soffitta” mi comunicano con maggiore amore e sofferenza e con maggiore vicinanza sia l’uomo che l’artista. Non so bene come spiegarlo ma se dovessi parlare di Cisco penserei più a questo lato del disco… tu cosa ne pensi? Guarda si, è un punto di vista che ha senso. “Live dalla soffitta” sono io, nudo e crudo, senza orpelli, senza mezze misure. Però mi sento di dire che anche il disco in studio, per molta della sua parte è così. Certo, non tutto sia chiaro, perché ci sono pezzi anche molto prodotti e magari celano di più quello che Cisco è oggi. Però soprattutto la seconda parte è forse il disco più autobiografico che abbia mai fatto. In questo disco, in questo doppio disco, c’è Cisco al 100%… poi è possibile che il live sia ancora di più rappresentativo visto che sono io… così come sono
La copertina: una testata di un ampli vintage su una cassetta di legno… qualche libro, la buona vecchia bandana... Tanti i dettagli: posso chiederti come nasce? Si la copertina voleva ovviamente richiamare l’idea della soffitta senza però essere didascalica. Non è però una testata di un ampli. È una vecchia radio dove dentro ho modificato il titolo, ovviamente. L’idea mi è venuta guardandomi attorno e ragionando col mio grafico, che è bravissimo, cercando di capire come parlare di questa soffitta senza però essere didascalici, senza essere esagerati. Con pochi oggetti siamo riesci a comunicare l’idea innanzitutto di chiuso, di soffitta, se vogliamo anche di ragnatela impolverata (anche se nella mia soffitta non ci sono ne ragnatele ne polvere)… però ci sono piccoli dettagli come l’omino da Subbuteo rigorosamente Rosso-Blu in omaggio alla mia fede calcistica bolognese, oppure c’è un plettro che ovviamente fa parte della mia vita, una cassa come possono essere tante dove metti dentro vecchi ricordi… la radio che fa parte della musica e poi c’è un vecchio adesivo sopra quella cassa che rappresenta vecchi viaggi fatti e nello specifico rappresenta un mio vecchio viaggio fatto in Patagonia, viaggio a cui sono molto legato. Ecco tutti questi piccoli grandi dettagli raccontano di un posto dove sono stati raccolti ricordi, dove sono stati scritte pagine importanti della mia vita e quindi la copertina doveva rispecchiare in qualche modo l’idea a l’anima del disco
In tour, si torna a fare concerti. Porterai solo gli inediti o anche qualche buon “live dalla soffitta”? Il tour lo stiamo programmando per l’anno nuovo da Marzo o Aprile. Ovviamente portiamo a spasso il disco nuovo ma è chiaro che non farò solo questo ma l’idea è quella di una scaletta che per l’80% peschi da questi due dischi. Ovviamente il resto dovrò e vorrò metterci dentro altro della mia storia, che ormai conta 30 anni di carriera. Quindi si, daremo ampio spazio a questo doppio lavoro ma dovrò anche capire come completare le 2 ore circa di live con brani che hanno scritto la mia storia. Ed è dura scegliere…
E per CISCO tornerà anche qualche live in streaming? In generale pensi che questa dimensione abbia preso decisamente un posto nella nostra vita oppure sarà (o magari è stata) soltanto una parentesi? Per quanto riguarda il live in streaming spero che resti soltanto una parentesi. Poi ovviamente si può fare per qualche occasione speciale, si può ripetere… ma spero che rimanga una parentesi, un vecchio ricordo che ripescheremo tra dieci anni, magari davanti una birra, magari in un live club, in teatro… magari ci potremmo ridere sopra. Ecco questo spero accada davvero tutto questo. Non mi piace per niente l’idea di suonare per anni ancora davanti un computer senza pubblico, senza le sue reazioni, senza i suoi feedback… è una cosa terribile… però era giusto raccontarla e l’ho fatto attraverso il disco “Live dalla soffitta”
Articolo del
18/11/2021 -
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