Uno dei guitar heroes diventa cantautore. È la parabola di Osvaldo Di Dio, il chitarrista che ha suonato con Franco Battiato ed Eros Ramazzotti e che è stato direttore di palco nell’ultimo tour di Cristiano De André, concluso poco prima del Natale scorso.
Giunto a 39 anni, Osvaldo si sdoppia: continuerà a suonare e a insegnare i segreti della chitarra e allo stesso tempo canterà “in proprio”. Il primo singolo si chiama “Mi gira la testa”, il secondo è in uscita il 10 gennaio. La produzione artistica è dello stesso Osvaldo Di Dio con Paolo Iafelice per Adesiva Discografica, la distribuzione è curata da The Orchard.
La svolta è avvenuta nell’anno appena passato: “Il 2019”, spiega Osvaldo Di Dio, “è stato un anno di grande maturazione artistica e personale. Lavorare nel mondo della musica costringe chi ne fa parte a capire, giorno dopo giorno, meccanismi e regole non scritte ma la musica è materia viva che cambia costantemente, soggetta com’è allo spazio e al tempo”. Come dire che Osvaldo Di Dio vive attraverso il suono delle sue chitarre e tutto ciò che sente si trasforma in musica.
“Intorno ai sedici anni ho capito che la chitarra sarebbe stato lo strumento con cui avrei potuto esprimermi”, racconta, “e da allora ho frequentato tutti i generi musicali: jazz, blues, rock, metal”. Con quel bagaglio musicale sulle spalle, Di Dio, frequentò il Conservatorio Verdi di Milano e si diplomò con una tesi su Jimi Hendrix.
Ma le origini napoletane non potevano non metterlo sulla strada di Pino Daniele: “Il blues”, dice, “è stato quello che mi ha segnato e che mi ha permesso di trovare la mia voce”. Del resto, chi era Pino Daniele? Certo è l’artista che ha rivoluzionato la musica italiana con sonorità nuove ma è anche il chitarrista che, a un certo punto della sua vita, dopo aver lasciato i compagni di strada come James Senese, si è messo a cantare.
Di questo si sarà ricordato Osvaldo Di Dio la sera del 7 giugno 2018 quando ha suonato nello stadio San Paolo, di fronte a sessantamila persone, nel mega concerto tributo all’autore di Napule è. Ma come è possibile che un chitarrista d’eccezione, così capace di costruire il suo inconfondibile suono, si trasformi in cantautore? La spiegazione è semplice: “Voglio fare spazio, per quel che concerna l’attività artistica slegata dal turnismo e dalla didattica, al mio alter ego, il mio fratello gemello: didio, in omaggio al nome che mi aveva dato Franco Battiato”.
La scelta di Osvaldo ci induce a una riflessione sul ruolo dei cantautori al giorno d’oggi. È vero, infatti, che i ragazzi apprezzano, capiscono e vogliono scoprire i grandi autori che hanno fatto la storia della musica italiana a partire dagli anni Sessanta e Settanta; quando i giovani vengono a conoscenza dei cantautori storici ne riconoscono il valore, ne apprezzano l’opera ma, alla fine, non può essere la loro musica. Ogni generazione omaggia i poeti ma rifiuta quello che ritiene vecchio. Un musicista come Osvaldo Di Dio potrebbe essere un ideale trait d’union tra il suono nuovo e i testi di valore.
Ogni artista è figlio del suo tempo e ogni periodo storico è caratterizzato da alcuni strumenti: se negli anni Settanta la chitarra era al centro di ogni composizione, ora le cose stanno cambiando. “Avverto un calo di interesse da parte delle nuove generazioni per la chitarra. Forse perché per imparare a suonare uno strumento occorrono sacrificio e impegno e qualcuno crede che con l’elettronica sia tutto più facile” … Ovviamente non è così ma l’educazione musicale non è contemplata nella scuola italiana dove non si studiano le basi e viene ignorata persino la storia della musica. Solo i bravi professori non insegnano la letteratura senza unirla alla storia e alle arti del tempo di cui si parla quando si studia uno scrittore o un poeta. Il primo singolo di Di Dio, Mi gira la testa – il video è anche su Youtube – parla della frenesia che ci coglie ogni giorno. Bombardati da una gragnuola di notizie, non riusciamo a fermarci. Nella canzone, il protagonista prova a fermarsi per confrontarsi con le persone. E ovviamente il suono la fa da padrone: “Per sottolineare lo stato frenetico”, spiega Osvaldo, “ho pensato di arricchire il riff che avevo in mente con l’elettronica, seguendo il metodo che imparai da Franco Battiato quando lavoravo con lui”. Osvaldo si è formato ascoltando la musica degli anni Novanta, dai Nirvana ai Pearl Jam, dai Queen ai Pink Floyd.
E presto fu passione per i Guitar Legends o forse sarebbe meglio dire Guitar Heroes: Jimi Hendrix, Eric Clapton, Stevie Ray, David Gilmour, John Mayer. Miti o addirittura divinità per chi ama la chitarra. Osvaldo Di Dio ha collaborato con molti artisti e negli ultimi dieci anni ha affiancato Cristiano De André nei diversi tour dell’artista cui sarà assegnato il premio Ciampi per la canzone d’autore il prossimo 19 gennaio. Il tour Storia di un impiegato che si è concluso prima del Natale scorso, ha fatto registrare sold out in tutte le città in cui è stato proposto da De André. Nel frattempo, Osvaldo Di Dio ha pubblicato a suo nome gli album Better Days (Odd Music, 2015), Odd Live feat Lele Melotti (Odd Music, 2017), Tex Mex sex (Odd Music, 2018) e Guitar Stories (Odd Music, 2019) .
Tutto questo ci pone di fronte alla domanda delle cento pistole: dove va la canzone italiana? Osvaldo Di Dio ripete le parole che gli sussurrava Battiato durante i tour: “Caro Di Dio, ricorda che ci sarà sempre posto per chi sa scrivere belle canzoni”. Io ricordo quanto mi disse Fabrizio De André: “Nella storia dell’arte ci sono sempre stati dei cicli. All’inizio le brocche per l’acqua erano di terracotta grezza, poi vennero ornate di disegni ma a un certo punto si tornò alle origini. Così, dopo tanto rumore, un giorno ci sarà un cantautore che prenderà la chitarra e dirà delle cose per cui tutti lo staranno ad ascoltare”.
Articolo del
08/01/2020 -
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