Quando Giorgio mi ha dato la disponibilità per l'intervista, immediatamente ho avuto una paura fottuta di far casini, sbagliare una domanda ed essere mandato affanculo per direttissima. Insomma, in fondo avevo davanti solo uno dei più importanti musicisti- autori- produttori degli ultimi trent'anni di musica italiana. Poi, vuoi la passione per la musica sanguigna come quella di Canali, vuoi l'avventatezza dei miei ventun'anni, mi sono presentato all'intervista impacciatamente gasato.
Di Giorgio Canali apprezzo, fin da quando lo scoprii, del tutto casualmente, su YouTube (credo fosse il 2015, su per giù, ascoltai "Nuvole Senza Messico" e mi rapì totalmente), la schiettezza ideologica e la potenza evocatica di testi e musiche. Oltre, lo ammetto, ad avere un debole per quella sua voce corrotta dalle sigarette senza filtro.
E' a Palermo per parlare di quel gran disco che è "Street Hassle", di Lou Reed. E, dal momento che ne parlerà ai Candelai, il locale della musica undergound di Palermo, lo aspetto lì. Arrivo prima di lui, anticipandolo di due-tre minuti. Arriva in look total black, maglietta esplicativa "La vita è una merda". Ci presentiamo, e, dal momento che manca ancora un po' all'inizio del vinyl talk, decidiamo di non posporre l'intervista e di toglierci il pensiero. Ci mettiamo sul palchetto dei Candelai, fra i rumori di fondo dei lavori in corso per la preparazione del suddetto vinyl talk. Lui accende una sigaretta, io prendo i fogli con le domande e preparo il telefono per registrare l'intervista. Gli chiedo se tornerà ai Candelai, dal momento che mi è scappato tre volte e mi piacerebbe vederlo in concerto. Mi dice che spera di sì. E con lui, lo spero anche io (in realtà il fatto di intervistarlo penso mi ripaghi un po' dal non averlo ancora visto in concerto. Certo, non sarà la stessa cosa, ma è un discreto compromesso). Poi, finalmente, cominciamo
Partiamo dalla fine: "Undici canzoni di merda con la pioggia dentro". Un titolo che suona quasi decadente. Oltre alla pioggia, dentro a quelle canzoni c'è un pessimismo molto profondo o un realismo leopardiano nei confronti del nostro tempo? No, perchè decadente? Non so, secondo me ci sono dentro io, non so se sia pessimismo o ottimismo, di solito sono pessimista cosmico. Però il titolo è ironico, divertente: c'è una canzone di "Rojo" (album precedente a questo, ndr), l'ultima, si chiama "Orfani dei cieli", diceva "come se ci fosse bisogno di un'altra canzone di merda con la pioggia dentro", ed allora ho pensato "massì, facciamone undici e via!". E' una autocitazione, ecco. D'altro canto, se non mi cito io, chi cazzo mi cita? E poi, come in tutte le cose fatte coi giochi, c'è la parola "pioggia" in ogni canzone, un po'come era stato fatto col fuoco in Rossofuoco. Insomma, le canzoni son mie, e ci metto un po' quello che voglio, poi non so se sia una questione di pessimismo, ma c'è il mio: il mio vivere, anche il mio morire qualche volta. Insomma, il mio essere
Hai ancora fuochi da accendere o è già tutto incendiato? Beh, sai, il gioco della piromania è abbastanza frequente nella mia vita. Sono in grado di fottere tutto quello che mi sta attorno, di incendiarlo. Lo faccio spesso, non so se perchè sono un po' stronzetto o perchè sono uno a cui piace arrivare fino in fondo nelle cose, però mi accorgo di essere un po' piromane. Tutto quello che amo, che mi piace, in qualche modo lo distruggo sempre
Nella prima domanda ho citato Leopardi perchè qualche anno fa, recensendo "Nostra signora della dinamite", che è il tuo album che preferisco... (interrompendo) No, il mio preferito è questo (si riferisce ad "Undici canzoni di merda con la pioggia dentro", ndr), te lo dico molto schiettamente. E' il più avanti. Poi viene sicuramente "Nostra signora della dinamite", ma in questo, secondo me, sono riuscito ad andare ancora più in là.
Io in "Nostra Signora della Dinamite" avevo trovato una potenza del testo da Leopardi, se penso al pezzo omonimo o "Nuvole Senza Messico", o in "Quello della foto" ci trovo molto di Pirandello, per dire... (interrompendo nuovamente, sorride a metà fra lo stupito ed il lusingato) Sei sicuro di quello che stai dicendo? Leopardi, Pirandello... cioè...
Sì, sicurissimo. E la mia domanda è: Giorgio Canali, uno che, checchè se ne dica, di "Lezioni di poesia" ne ha date tante, si sente più poeta o più cantautore? E, nel fare la domanda, penso anche ad un De Andrè che si infastidiva quando trovava i suoi testi nelle antologie scolastiche Nè poeta nè cantautore, mi fa girare i coglioni che mi si definisca cantautore però. Poeta sicuramente no, perchè la poesia mi fa cagare. La poesia in quanto poesia, non accompagnata da un'atmosfera, non la capisco. Anzi, non è vero che non la capisco: capisco le cose ermetiche, i flash violenti di Montale o Ungaretti, sì, quelli li capisco. Ma quelle lì non son poesie, son lezioni di vita, cazzotti in faccia che spesso non hanno nulla di musicale. Io spesso scrivo in rima, ed insomma... se dovessi leggere poesie in rima... bleah!
Il portare avanti una poetica che comunque è civilmente impegnata, schietta e lucida espone sempre a delle critiche? No, perchè le critiche non le accetto proprio. Il mondo è così, punto. Cosa vuoi dire di più? La mia visione è molto lucida, non è nè di parte nè strana, cosa vuoi criticare? Sono molto fascista su questo. Sì, dopo si arriva nel novero della stupidità, ma quello è un altro problema, non mio, è un problema altrui
Il fatto che, per esempio, "Lettera del compagno Lazlo al colonnello Valerio" non sia stata inserita in "Materiale Resistente II" per la doppia bestemmia contenuta nel testo (che, a parer mio, è perfettamente aderente alla situazione raccontata), ti ha fatto girare i coglioni o ti ha fatto capire che eri nella direzione giusta? Ci ho anche preso due denunce. Io la mandai, dicendo di ascoltarla bene prima di metterla nella compilation. Ma l'ho fatto apposta, probabilmente non ci volevo neanche finire in quella compilation, visto che era finanziata da un'amministrazione Pd. Il problema è che mi è stato chiesto di partecipare e mi sembrava stupido disertare. Io il mio contributo l'ho messo, non è piaciuto, benissimo. Due settimane dopo il pezzo era in streaming su Rockit
Abbiamo parlato dei testi, adesso parliamo delle musiche. Si dice da decenni che il tempo delle chitarre elettriche è finito. Si ascoltano i tuoi album e, francamente non sembra proprio. Anzi, il mix dei tuoi testi e della tua musica mi fa pensare a Joe Strummer, che diceva di essere un cantante folk con la chitarra elettrica. Ti rivedi in questa definizione? Sì, mi ci rivedo. Faccio una cosa molto simile a quella che fa un altro vecchio più vecchio di me, che è Neil Young, come tipo di effetto finale. Poi è chiaro che Neil Young è Neil Young e Giorgio Canali è Giorgio Canali. Neil Young scrive come un bambino di cinque anni, a livello di testi, ed è bellissimo così, io scrivo come un coglione di un po' più di anni
Unica domanda a tema "passato", che è un vezzo che mi concedo, perchè della cosa che sto per dirti sono totalmente infatuato: il bordone di violino di "Cupe Vampe" come nasce? Non è esattamente un bordone, è più un ostinato ritmico. Nasce dal fatto che mi ero comprato un violino per ridere, mi ero reso conto che le posizioni che avevo erano quelle da qualcuno che il violino lo sa suonare, ed avevo notato che quella che era ritmica col violino mi veniva molto bene. Ho cominciato a giocarci, nel momento in cui abbiamo buttato giù sto pezzo mi stavo esercitando. Poi, siccome per sapere suonare il violino bisogna studiare tanto, mi sono rotto i coglioni e non lo tocco più da quell'epoca lì. Ma se mi capitasse di riprendere in mano il violino probabilmente farei di quelle robe lì, quegli ostinati ritmici bicordi. Non so, nasce così, come nasce una parte di chitarra
Tu nella tua carriera hai ricoperto tutti i ruoli della musica, dal produttore al fonico di palco al musicista- autore- cantante. L'industria musicale italiana in che acque naviga? Non lo so, se per te l'industria musicale sono le major, beh, sono morte da secoli. Le etichette indipendenti piccole riescono a stare a galla. Però il problema è che la diffusione della musica adesso è tutta un'altra cosa rispetto a vent'anni fa, quindi o uno capisce subito da che parte vuole andare a finire, Spotify, YouTube, o rimane a pensare a quanti dischi ha venduto. Anche perchè il disco adesso lo compri solo perchè vuoi l'oggetto, o perchè vai al concerto e ti compri il disco. Andare al negozio per comprare il disco lo fanno in pochissimi. Piuttosto prendi e ti scarichi, lecitamente o illecitamente, il prodotto
Ed invece fra le nuove leve, se gli Zen Circus o Vasco Brondi, con carriere decennali ma "scoperti", sdoganati un po' di più adesso si possono definire "nuove leve", chi ti colpisce di più? La Rappresentante di Lista è la cosa più interessante che ci sia al momento, sono anche di qua, di Palermo, fra l'altro. La prima volta che li ho visti mi sono piaciuti un sacco, quindi... poi ci sono cose che si stanno un po' "spostando" perdendo per strada, tipo i Fast Animals and Slow Kids: l'ultimo album non lo capisco, però, insomma...
Tu, insieme ad Afterhours o Marlene Kuntz, vieni da una dimensione decisamente da club, il posto della musica vera, della musica suonata... Sì, faccio album solo per potere stare sul palco. Lo studio è una roba che non sopporto, non mi piace, mi fa star male, non mi diverte. E vorrei che quello che mi esce fuori dalla testa, dal cuore, fosse tradotto direttamente da un'interfaccia magica in un master finale, senza bisogno di regiatrare e suonare
Il fatto che la dimensione del club si stia un po' perdendo, per lasciare spazio ai grandi sold out negli stadi, può essere imputato ad un livellamento verso il basso del pubblico, che si accontenta dei peggiori prodotti che passa l'industria musicale? No, semplicemente la colpa di questa morte dei club è di molti artisti, che al primo decollo verticale della propria popolarità, decuplicano i cachet. E questo fa sì che alla fine i posti piccoli si trovino nella merda, fa sì che i piccoli festival organizzati da ragazzi entusiasti si trovino, ad un certo punto, a fare i conti con dei bilanci in rosso a fine festival. E quindi ciao festival. Ed, ovviamente, il circuito così si ammazza. Lo stiamo ammazzando noi. O meglio, sicuramente non io, che cerco di contenere i miei cachet anche a dispetto degli altri musicisti che suonano con me: noi siamo una cooperativa comunista combattente, spacchiamo tutto in parti uguali, e spesso i cachet non ci consentono nemmeno di vivere. Però, insomma, questo voglio fare
Da circa un decennio (2009, circa) c'è stata una progressiva "reductio ad indiem", tutto è stato classificato come "indie". La domanda è se quello di adesso è un po' un indie corrotto o l'indie vero e proprio era quello dei Csi, dei Diaframma, degli Ustmamo? Effettivamente l'indie esiste, al di là del fatto che la maggior parte di quelli che cominciano in questo circuito vorrebbero essere Antonello Venditti, è anche legittimo. Anche noi, come Csi, eravamo Universal, per nulla indipendenti. Indipendenti, semmai, eravamo noi come persone. "Indie" è un qualcosa di indipendente dalle strutture discografiche di una major, qualcosa che non ha a che fare col business classico, quella per me è la musica indipendente. Poi è chiaro che le etichette piccole cercano di diventare grandi, ma "indie" rimane qualcosa che non ha a che fare con l'establishment discografico. Ed è dappertutto così, in tutto il mondo. E' che siamo noi che ogni tanto pensiamo che "indie" sia riferito ad uno stile. Non è sicuramente uno stile musicale. Può essere uno stile di vita, quello sicuramente
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04/10/2019 -
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