Mark Geary torna in Italia per un lungo tour, partito lo scorso 3 maggio da Treviso (insieme ai veneti The FireplacesThe Fool. Cresciuto musicalmente tra New York e Dublino, Mark si è formato al Sin-e luogo leggendario della Big Apple dove spesso si trovava a suonare con Jeff Buckley. Da allora sei album, svariati tour americani ed europei spesso al fianco anche di Glen Hansard e colonne sonore per film e serie tv. Lo abbiamo intervistato in esclusiva per Extra! Music Magazine a pochi giorni dalla data romana del 17 maggio al Felt Club dove si esibirà insieme ai Mardi Gras con i quali nel 2019 ha inciso due singoli, “Adam & Eve” e “Gingerman”, rivisitazioni di brani contenuti nel suo album d’esordio “33 1/3 Grand Street”
Ciao Mark, e bentornato in Italia, ti abbiamo visto lo scorso anno dalle nostre parti e questa volta torni con tanti concerti in programma…Cosa ami dell’Italia e cosa pensi che l’Italia ami di te e della tua musica? Si, ho suonato per alcuni show lo scorso anno e ho sentito questa sensazione, come una sorta di legame con i posti e le persone che ho visto e incontrato. Volevo scoprire di più, andare più a fondo. E’ difficile per me dire cosa abbia “sentito” il pubblico, ma forse vedono qualcosa di un po’ diverso rispetto a quello che abitualmente passa in tv o alla radio, al giorno d’oggi. Trovo che molta della musica che ascoltiamo tutti noi, sia in realtà vuota, brani che fanno tendenza o di facile presa, ma davvero niente di più. Forse il pubblico vede in me qualcuno che cerca di essere autentico, sincero. Nonostante il mio cattivo italiano (lo dice in italiano ndr)
Tu sei nato a Dublino e a 21 anni sei andato a vivere a New York, per poi tornare alla tua città dove vivi ancora adesso: cosa c’è dell’Irlanda nella tua musica, e cosa di NY e degli States in generale? Oh si, ho lasciato Dublino perché non c’era speranza di lavoro o altro. In quel momento l’Irlanda stava attraversando un periodo molto difficile, erano tempi tristi. Come per altri paesi anche per l’Irlanda l’abbandono e l’emigrazione appartengono alla parte triste della sua storia. Nelle mie canzoni c’è sempre una vena malinconica, un “dolore”, quintessenza irlandese. La senti nelle mie canzoni e sono attratto da cantanti e voci con quel “dolore”. Ho scritto una canzone che si intitola Happy, e c’è una strofa che dice: “happy songs make me sad”, (“le canzoni allegre mi rendono triste”). Parlo di questa cosa qua. La mia parte newyorkese è forse quella che ha diversi ritmi e modi di dire come ci si sente, quello che si pensa…dire ciò che si pensa è uno dei passatempi preferiti dei Newyorkesi!
Cosa pensi sia la più grande differenza tra il pubblico italiano e quello irlandese ad un tuo concerto? Beh, mi sto abituando all’idea di come le similitudini siano divertenti! Entrambi, italiani e irlandesi arrivano quando vogliono e non all’ora prevista per lo spettacolo! Ci piace incontrare altri amici, e vivere il concerto, scambiare due chiacchierare ed essere parte dell’evento! Alla fine il mio lavoro, il mio dovere, è proprio quello: farli sentire connessi tra loro e coinvolti nello spettacolo. C’è un artista vivente in particolare col quale ti piacerebbe collaborare? …mmmmh, sono stato piuttosto fortunato…Direi con alcune delle persone che hanno cantato con me nelle mie canzoni e nei miei dischi. Glen Hansard ‘ mio grande amico‘ (nota. Mark lo dice in italiano), che ha suonato e cantata in molte delle mie canzoni. Amo anche i Fleet Foxes e Bon Iver, grandi cantanti e meravigliosi compositori. Anche gli Staves, che sono inglesi: tre voci femminili con bellissime armonie.
Alla fine del tuo concerto, spesso abbandoni davvero la sala, continuando a cantare a cavi staccati e voce viva, lasciando il pubblico che ancora canta e batte le mani. Ti ho visto fare questo rendendo omaggio a Bob Dylan con Just like Tom Thumb’s Blues con l’ultima strofa che dice: “Me ne torno a NYCity, credo di averne avuto abbastanza”, oppure con Slip Slidin Away di Paul Simon. È una grande uscita di scena, molto efficace, ma qual è il significato o l’effetto che vuoi creare in questo modo? Nel gergo del teatro credo si chiami “rompere la quarta parete”, conosci questa espressione? E’ come quando tu stai recitando la tua parte e ad un certo punto ti giri verso il pubblico e chiedi loro cosa ne pensino. Io lascio il pubblico a cantare perchè credo sia il gesto "giusto" da fare. Un ringraziamento, un gesto di gratitudine. Significa che non ho più bisogno del palco, non lo voglio più…Che ho passato il testimone al pubblico. A quel punto la canzone diventa la loro, e loro si prendono la canzone, è sempre lì per loro…
Il 17 maggio ti vedremo al Felt Club a Roma- con I Mardi Gras del tuo amico Fabrizio Fontanelli. Cosa secondo te vi unisce, unisce te e la sua, la loro musica? Conosco Fabrizio dei Mardi Gras da moltissimo tempo, ci siamo conosciuti grazie alla musica, e ai nostri amici comuni su a Dublino. Amo la sua onestà e passione. E' un visionario. Vede delle cose e se vede le cose che non gli piacciono, vuole cambiarle. E’ da sempre coinvolto nelle mie avventure italiane, assieme ad Andrea Scarso su al Nord. Il tuo ultimo album si intitola The fool, pubblicato nel 2017: chi è lo sciocco, lo stupido di cui parla la canzone? Oh, non ci sono dubbi…ahah.
Una delle più belle canzoni di The fool è Battle of Troy: qual è la “battaglia di Troia di cui canti e parli”? Ho provato quasi a dipingere un quadro su quella canzone, lo faccio spesso nelle mie composizioni… immagini, immagini, situazioni, non sempre parlo dei miei sentimenti, ma ti mostro cosa è successo. Così ad esempio la frase “that’s how the room caught fire - I’ll never look again”. Ci sono dei libri che bruciano, c’è del fuoco, ci sono delle conseguenze da affrontare. E' una canzone che parla di desiderio e di buttarsi nel fuoco perché devi stare insieme a qualcuno. Una sorta di follia!
Ci salutiamo così con Mark Geary: da questa chiacchierata abbiamo conferma dell’animo profondo di questo irlandese capace di grandi canzoni e di concerti dal sapore di forte e appassionata sincerità. Se passa dalle vostre parti, non perdetelo!
Articolo del
15/05/2019 -
©2002 - 2024 Extra! Music Magazine - Tutti i diritti riservati
|