Complice il buon riscontro ottenuto da The Pines, album che abbiamo recensito qualche mese fa su queste pagine, la redazione di Extra! Music Magazine ha avuto l’opportunità di intervistare Ben Slavin, l’autore del disco realizzato in collaborazione con Andrea Faccioli. Il musicista americano si è concesso gentilmente alle nostre domande, tra progetti futuri e riflessioni personali sull’ambiente musicale in Italia, ecco com’è andata Ciao Ben, ti diamo il benvenuto su Extra! Music Magazine, è un piacere poterti intervistare Salve a tutti, il piacere è tutto mio
Soddisfatto dell’accoglienza ricevuta da The Pines in questi mesi? Sì, devo dire che soprattutto in Italia i giornalisti sono stati molto entusiasti e anche molto gentili nei confronti dell’album, di questo sono molto contento
Sei intenzionato a proporre i brani del disco dal vivo? Ci sto lavorando, non è semplice. Ho mandato diversi press kit in giro per locali ma al momento non ho ancora ricevuto risposte; sto comunque organizzando qualcosa in Germania, Portogallo e Regno Unito. Farò qualche data verso il periodo estivo, spero anche in Italia oppure inizierò direttamente dalla Germania e conto di fare una trentina di concerti durante l’anno
Chiusa la parentesi dedicata a “The Pines”, ci sono novità in vista per il futuro? Sì, adesso sto lavorando con un mio amico musicista che si occupa di colonne sonore ed è stato per tanti anni uno stretto collaboratore del compositore Hans Zimmer: ora ha da poco finito di scrivere quella relativa a un film di Johnny Depp. Mi sono reso conto che con questo disco (The Pines, ndr) le cose più folk che faccio forse sono anche quelle più deboli, quindi mi dedicherò con il mio amico a un nuovo album, che questa volta sarà un po’ più barocco
Cosa ascolta principalmente Ben Slavin nel suo tempo libero? A quali artisti e generi ti ispiri? Ascolto di tutto, molta musica classica e tra le mie influenze musicali c’è l’Ottocento tedesco di Wagner e le opere di Strauss ma mi piace anche l’impressionismo musicale di Ravel. Come cantautori apprezzo Sufjan Stevens e John Martyn, e ascolto molta musica industrial degli anni Novanta, tipo Nine Inch Nails e Tool
Il tuo ultimo lavoro discografico che ti ha visto collaborare con Andrea Faccioli (Baustelle, Le Luci Della Centrale Elettrica, Cisco) a cui hai affidato la regia musicale dell’ultimo album. Ci sono altri artisti italiani con cui ti piacerebbe lavorare in futuro? Certo, mi piacerebbe lavorare con Cristina Donà che reputo al momento una delle migliori cantautrici italiane. Tra quelli più attuali c’è Motta, Galoni, e ovviamente anche Battiato
Battiato non può mai mancare Sì, anche se il mio preferito è Tenco ma purtroppo non è più tra noi, quindi credo sia molto difficile poter collaborare con lui (ride, ndr). Ci sarebbero anche Paolo Benvegnù e gli Scisma, che sono il mio gruppo preferito italiano, li trovo grandiosi!
Nella mia recensione di The Pines mi sono chiesto se il tuo viaggio sonoro all’interno del disco abbia soddisfatto il tuo desiderio di riscoprire le tue radici. Hai trovato quello che cercavi? Ho trovato quello che cercavo. Ti dico che The Pines è stato più un esercizio personale di scrittura e in quel momento non pensavo minimamente a pubblicare un nuovo album. Poi ho scritto tutti i pezzi e quando ho visto un concerto di Andrea (Faccioli, ndr) ho deciso di lavorare al disco, ma a metà lavoro mi sono demoralizzato per via dell’accoglienza del primo album, però alla fine ho stampato una piccola quantità di copie. Principalmente ho scritto le canzoni per me stesso, proprio per capire il viaggio che ho fatto in questi anni. Credo che la musica sia una sorta di terapia, e quelle che ho scritto sono canzoni in cui provo a capire le decisioni che ho preso durante il corso della mia vita
Ormai vivi nel nostro paese da quasi venti anni, di cui la maggior parte trascorsi a Napoli. Che idea ti sei fatto dell’Italia dal punto di vista musicale? In Italia è tutto molto complesso. Come talento musicale trovo che ci siano musicisti fenomenali, anche tra le nuove proposte, ma trovo che in generale il popolo italiano non sia composto da grandi ascoltatori e che per molti la musica è un qualcosa di sottofondo. Ad esempio, in alcuni concerti trovi gente che è lì per fare casino o bere birra, se invece vai in alcuni paesi del Nord Europa invece ti accorgi che le persone vanno alle esibizioni principalmente per ascoltare musica. Inoltre, sono del parere che girano sempre gli stessi artisti famosi a discapito di quelli emergenti, oltre al fatto che è difficile trovare posti dove esibirsi e che solitamente non si ricevono risposte alle richieste di poter suonare in quel determinato locale. Ho capito che in Italia se non sei “il cugino di” o conosci qualcuno che conta, difficilmente riesci ad andare avanti
Purtroppo in Italia alcune dinamiche penalizzano l’intera scena musicale Tra l’altro c’è una cosa che mi fa arrabbiare molto, ovvero quei gruppi italiani cambiano il loro nome con uno più anglofono, e si spacciano per tali, ma poi cantano male in inglese... oppure quando dicono che lo fanno perché l’italiano non è una lingua musicale come l’inglese, quando invece la vostra lingua è una delle più valide musicalmente. Alla fine quanti gruppi italiani che cantano in inglese hanno successo all’estero? Faccio fatica a contarli sulle dita di una mano
Toglici una curiosità, ti senti più baritono o cantante? Oddio (ride, ndr), beh le mie radici sono più da baritono, visto che ho studiato diversi anni per diventarlo, adesso mi sento cantante invece, anche se non solo di musica folk perché mi piace cantare anche di vari generi
Grazie Ben per la piacevole chiacchierata e per il tempo che ci hai gentilmente concesso Grazie a voi
Articolo del
11/03/2019 -
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