La fragilità dell'essere umano è una delle cose più difficile da descrivere, e forse da accettare. Attraverso i secoli, attraverso le arti, in molti hanno tentato, ed in molti hanno solamente scalfito la superficie di una corazza spessa tanto quanto la coltre di odio ed insensibilità da cui si cercava di scorgere la luce. Quei pochi che sono riusciti a sbirciarvi dentro, hanno carpito più che potevano per poi raccontare, attraverso un disco, un libro o un quadro, tutto quello che rimaneva attaccato alla propria anima.
Insa Reichwein, nell'album di debutto dei Pinski "Sound The Alarm", ci è riuscita. Ha cercato in profondità, ha scrutato negli anfratti più oscuri della nostra società, per poi narrare attraverso le 11 canzoni di questo album di come l'uomo è, alla fine, il più grande nemico di sè stesso. E questo in un variegato alternarsi di stili, dal rock più classico passando per brani acustici, fino ad arrivare a pezzi quasi metal che sono come una locomotiva a vapore lanciata a tutta velocità verso l'ignoto, con i testi ad incarnarne la scia di fumo che, invece di rilasciare polveri nocive, sparge dietro di sè una lunga sequela di parole e metafore bellissime. Da lodare anche la competenza degli altri membri dei Pinski, ossia Stephan Schope alla batteria, Ian Alexander alla chitarra e voci, e Christopher Streidt al basso. Tutti musicisti con un passato nel progressive metal, il quale di sovente traspare nella resa dei pezzi più metal/rock, in cui l'impatto e la commistione dei diversi strumenti si amalgama e diviene un tutt'uno con la voce di Insa. La quale, tra l'altro, è anche la responsabile di tutti i testi e della musica, oltre che soggetto dell'affascinante cover dell'album, in cui si è catturato perfettamente lo spirito non solo del disco, ma anche della sua persona.
Soffermarsi ad analizzare parole come quelle contenute in Society oppure Humanity porta ciascun ascoltatore a riflettere sul messaggio di denuncia contenutovi, allo stesso modo di pezzi come Sound the Alarm e Ugly Side, dove si esorta a combattere per la propria libertà e identità, anche quando si hanno tutti gli occhi addosso ed è difficile nascondere il proprio lato oscuro. A risaltare è in ogni caso l'intero disco, che risulta a fine ascolto mai noioso, mai ridondante nel suono e nei temi, finendo per sembrare un album di metà carriera, quando invece si è solamente all'inizio del percorso. E chissà, se queste sono le premesse, quali potranno essere i futuri sviluppi. Fatevi un favore ed acquistate questo album direttamente dal sito della band, il 100% del ricavato andrà reinvestito nella loro musica, sperando così di riuscire a vederli molto presto anche in Italia.
Articolo del
15/12/2018 -
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